
L’inferno è la parte più nota della Divina Commedia di Dante, pertanto è la parte che più è stata illustrata e riprodotta. Con tutti i riferimenti disponibili quindi, è stato semplice farmi venire delle idee in mente tra i vari canti e in effetti, ne avevo in mente diverse: La famosa scena del Canto I dove Caronte traghetta Dante e Virgilio, oppure il primo piano del Poeta che, vedendo le anime torturate, cede ad un pianto di spavento, dispiacere, terrore e senso di colpa.
Tuttavia cercavo immagini nuove, che non fossero mai state riprodotte e sopratutto, che potessero essere dinamiche come la copertina di un fumetto di super-eroi ma dipinte nel senso più tradizionale.
Ho scelto quindi il Canto XXI dove Dante visita il pozzo dei giganti. Ma quanto giganti? Dante dice che erano come torri. Ho voluto rappresentare una scena claustrofobica: Uomini di dimensioni enormi legati uno vicino l’altro con mezzo corpo nell’acqua. Intorno a loro, nel buio, la luce calda infernale.
I loro visi esprimono chiaramente il loro disagio: sono confusi, non possono muoversi, non possono uscire dall’acqua, non possono immergere la parte all’esterno, non possono comunicare, sfogarsi, farsi ascoltare. Così è da millenni e così sarà per sempre e Dante guarda tutto questo, esterrefatto, da un punto più alto del percorso.