La Divina Commedia

Marco Russo Art + Edizioni Carthesia

Tre dipinti su tela 50x70cm che raccontano il viaggio del Sommo Poeta.

Il Progetto:

La Divina Commedia di Dante Alighieri in un nuovo volume illustrato.

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Inferno

– Canto XXXI –

L’inferno è la parte più nota della Divina Commedia di Dante, pertanto è la parte che più è stata illustrata e riprodotta. Con tutti i riferimenti disponibili quindi, è stato semplice farmi venire delle idee in mente tra i vari canti e in effetti, ne avevo in mente diverse: La famosa scena del Canto I dove Caronte traghetta Dante e Virgilio, oppure il primo piano del Poeta che, vedendo le anime torturate, cede ad un pianto di spavento, dispiacere, terrore e senso di colpa. 

Tuttavia cercavo immagini nuove, che non fossero mai state riprodotte e sopratutto, che potessero essere dinamiche come la copertina di un fumetto di super-eroi ma dipinte nel senso più tradizionale.

Ho scelto quindi il Canto XXI dove Dante visita il pozzo dei giganti. Ma quanto giganti? Dante dice che erano come torri. Ho voluto rappresentare una scena claustrofobica: Uomini di dimensioni enormi legati uno vicino l’altro con mezzo corpo nell’acqua. Intorno a loro, nel buio, la luce calda infernale. 

I loro visi esprimono chiaramente il loro disagio: sono confusi, non possono muoversi, non possono uscire dall’acqua, non possono immergere la parte all’esterno, non possono comunicare, sfogarsi, farsi ascoltare. Così è da millenni e così sarà per sempre e Dante guarda tutto questo, esterrefatto, da un punto più alto del percorso.

Dovrà scendere, perchè nell’inferno che descrive, si deve scendere sempre ma neanche da quel punto sopraelevato, riesce a vedere i giganti dall’alto ed infatti si trova sotto il punto di fuga.

La tela ha avuto un genesi in evoluzione, sopratutto per quanto riguarda i colori. Inizialmente pensavo di giocare un un contrasto caldo per Dante e la parte di terra su cui sta e colori freddi per i giganti. 

Ho sentito però la necessità di scaldare quei colori freddi ma mi serviva un colore per farlo. Un colore particolare che fosse il fulcro di tutto. 

Un giorno insieme a mia moglie e mia madre andammo a pranzo in un ristorante orientale e accanto c’era anche uno dei classici negozi cinesi pieni di ogni cosa. Mia mamma doveva fare degli acquisti così ci entrammo e in genere questi negozi hanno sempre un reparto cancelleria-cartoleria. Questo però aveva anche una serie di colori acrilici molto particolari, tra di loro riconobbi come fosse stata un illuminazione, il colore che mi serviva: un rosa fluo! 

Quel particolare “punto” di colore ha dato l’atmosfera all’immagine. La luce calda si riflette sul soffitto ruvido, di roccia bollente da una parte e ghiacciata dall’altra. 

Per ottenere quell’effetto materico ho usato pittura densa e gesso acrilico. Al tatto, sembra ancora più vera!

 

Purgatorio

– Canto XXXI –

Per me il purgatorio è stata una vera scoperta. L’ho trovato fantastico! Ma cosa potevo rappresentare? 

Dopo la discesa, la salita sul monte? Dante nel fuoco che non brucia? No. C’era solo un’immagine da fare, il vertice della storia fino alla visione di Dio nel paradiso e per descriverla a parole, non se ne possono usare poche. 

Alla fine del percorso impervio di Dante, dopo aver visto cose orribili, dopo aver superato prove che hanno costretto il protagonista a superare molti dei suoi limiti, arriva lì, all’entrata del paradiso: Canto XXXI.

Gli occhi di Dante passano dal vedere le atroci torture ai dannati, peccatori di ogni tipo, al giardino dell’Eden e chi incontra? Lei. La sua musa, il suo amore, la sua ossessione. 

Ha fatto il viaggio più difficile della storia umana solo per raggiungerla. Lei dal suo canto, è scesa fino all’inferno per chiedere a Virgilio di prendere Dante e portarlo da lei, quando avrebbe potuto rimanere lì in paradiso nella pace eterna. Come si conclude questa storia d’amore che ha viaggiato oltre la morte, il tempo, lo spazio, il male e il bene? Cosa dice Beatrice al sommo poeta quando lo vede? Le sussurrerà tutto ciò che ha fatto? Le parlerà del suo piano per dare a Dante il privilegio di conoscere i 3 regni dell’aldilà? Lo rimprovera amaramente!

Colpo di scena. Tutti davanti alla TV fermi. Con la mano davanti alla bocca o sulla fronte. Indice e pollice bloccati sul labbro inferiore che non lasceranno il pop-corn che stringono. 

Beatrice rimprovera a Dante praticamente tutto e il poeta devastato si accascia a terra a piangere. Ma perchè? Per Amore. 

Beatrice voleva permettere a Dante di accedere al paradiso e quindi doveva pentirsi di ogni peccato perchè non si può accedere a Dio da peccatori impenitenti. Che storia d’amore! 

Tutte queste parole forse non servono però, se si è davanti al quadro. Anche se presentano molte variazioni, basilarmente la tela è composta da verde e rosso. Il verde è quello del paradiso terrestre, luminoso ma di rossi ce ne sono due: Dante è vestito di rosso e anche Beatrice. Ci ho voluto giocare: Beatrice veste un rosso che presenta una componente maggiore di bianco al suo interno, che lo rende quindi più rosa. (Carminio e  vermiglione), mentre Dante ha la veste di un rosso con una componente maggiore di giallo, che lo rende più caldo e “fuoco” (guarda caso) e colori “terra”. Sopratutto, Dante in questo momento è un peccatore che sta facendo i conti con i suoi peccati e quindi è più scuro sia del paradiso terrestre, sia di Beatrice, che invece, ha già messo a posto le cose con Dio.

Paradiso

– CANTO XXI –

Il paradiso mi ha dato qualche difficoltà. Innanzitutto è in assoluto la parte meno conosciuta. 

Ci sono pochissime immagini e direi anche informazioni in merito. 

Nota positiva, non sarei stato sicuramente influenzato. Nota negativa, non sapevo da dove partire. 

Altro problema: l’iconografia. 

Alla parola paradiso (inteso come reame celeste) cosa ci viene in mente? Angeli? Nuvole? Diciamo che tale iconografia non si poteva modificare più di tanto. Se nell’inferno l’innovazione è stata usare un colore fluo, non potevo innovare creando un ambiente “celeste” diverso. Dante era un religioso che scrisse ciò che conosceva. Cita la Bibbia, parla ed incontra uomini con cariche religiose e quindi, lui di certo, lo immaginava così. Ho scelto quindi un immagine con un iconografia “strutturata”, il canto XXI, lo scaleo d’oro.

Come ve la immaginate la scala verso il paradiso? Sono andato sul classico: marmo. E come si compone l’immagine? Dante che si guarda intorno felice ed incredulo, dietro di lui (o meglio, davanti a lui) Beatrice, in prospettiva più vicina a Dio di lui, che gli indica la strada, il punto di fuga centrale, in alto, da cui proviene la luce: Dio,

Dante sta per arrivarci. 

Ho chiesto l’aiuto di un esperto per comprendere il contesto. Sulle scale, salgono e scendono uomini, in una forma eterea, luminosa. Ho immaginato che tali personaggi potessero avere una forma più chiara e umana nel momento che discendono, avvicinandosi per così dire ai piani bassi; e che fossero più uniti alla luce centrale in fase di risalita.

Lo sfondo è un immenso tripudio di colori calmi e rilassanti composti da turchese, blu e violacei che si scontrano con luci giallo paglierino con tocchi “arcobaleno” dati dalla forte luce centrale calda e pura. Tali riflessi sono stati fatti con colori acrilici giallo e fucsia fluo. Questo tipo di colori alzano la saturazione del colore in un modo particolare, anche quando vengono mescolati con colori con parametri “standard”.

Inferno – Canto XXI

Descrizione che ho scritto sul certificato

Purgatorio – Canto XXXI

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Paradiso – Canto XXI

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Carthesia Editore

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